Siamo nella fragilità (come singoli o come comunità) la riconosciamo, la accogliamo, cerchiamo insieme strumenti per trasformarla… Non possiamo sfuggire alle nostre fragilità, ma la domanda vera è: le assumiamo? le viviamo?
Ma perché dovremmo? non è molto meglio “dis-trarci”, e poi amen? Insomma, il dato di realtà è che la maggior parte delle persone non vuole “stare”, desidera invece – e in molti modi lo fa – “fuggire”. Mi pare che l’invito della Parola e di una esperienza umana degna di questa qualifica sia quello di “stare”, assumere, ecc.
“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” Gv 1. 14
“Non prego che tu li tolga dal mondo,
ma che tu li custodisca dal Maligno” Gv 17,15